Progetto R.

  Giugno 2013. Un evento drammatico e all’apparenza incomprensibile sembra accomunare la vita di due uomini che non si conoscono ma che si ritroveranno ben presto complici: da un lato Mario Berni, ex vice redattore di una rivista mensile, che dopo la tragedia che l’ha colpito ha deciso di scappare via da tutto, di cambiare vita, mestiere e città, pur di non abitare negli stessi luoghi che possono riportarlo indietro con la memoria e pur di sottrarsi alla notorietà improvvisa che, suo malgrado, l’ha investito (“Aveva impiegato molto tempo per far perdere le sue tracce. L’uomo dai capelli corti e ordinati, miope e fuori forma che viveva a Milano, si era fatto crescere i capelli, era ricorso a un intervento chirurgico agli occhi e praticava molta attività fisica e si era trasformato in una specie di cavernicolo di montagna.“); e dall’altro Carlo Tebaldi, un avvocato romano, anch’egli divenuto celebre per quanto gli è accaduto, che invece non demorde, non si rassegna ad accettare una fin troppo facile spiegazione, e che decide di impegnarsi a fondo, assoldando un detective e un giovane hacker, per indagare su quella faccenda che gli è parsa da subito poco chiara sotto ogni punto di vista e per far luce su una inaspettata similarità con un altro episodio di cui è a conoscenza che potrebbe rivelarsi decisiva per colmare il bisogno smodato di risposte che lo morde incessantemente (“La busta gialla era ancora lì. La aprì e rilesse per l’ennesima volta le parti più importanti di quel dossier che aveva contrassegnato con un evidenziatore giallo. E ancora una volta fu la parte finale di quella relazione a cementare in lui la convinzione che stava operando nel modo giusto. Era tempo di fare le valigie.“)

Da queste premesse che si riveleranno gravide di conseguenze, l’agile romanzo di Antonello Marchitelli, Progetto R., pubblicato da Les Flâneurs Editore, prende avvio per condurci in una vicenda dai tanti lati oscuri, dai tanti quesiti a prima vista irrisolvibili, attorno ai quali i due protagonisti si arrovellano e si affannano costantemente. È una storia che si dipana nell’arco breve di dieci giorni, con un serrato montaggio di sequenze narrative, che ha come sfondo dapprima Roma, la città dove Carlo esercita la sua professione, nello studio ereditato dal padre, poi Ovindoli, in Abruzzo, dove Mario ha trovato rifugio e dove cerca di attenuare il dolore che puntualmente ritorna e che lo coglie con crisi profonde (“Rimase a lungo sul pavimento a cercare di riprendersi ma la cosa più difficile per lui fu trovare una valida motivazione che lo spingesse a risollevarsi.“), e infine Viterbo, in cui tutti si recano dopo la scoperta di un collegamento importante tra i due casi in origine molto lontani.

Da questo momento in poi, la volontà di comprendere che lega i due uomini li condurrà in una girandola di situazioni inimmaginabili in cui verranno coinvolti anche Andrea, giovane figlio di Giulia, padrona di un albergo di Ovindoli e innamorata di Mario, e l’altrettanto giovane Sugarfree, hacker talentuoso e dalle mille risorse ma che nasconde qualcosa di molto pericoloso, che solo lui sa e che non può rivelare. Se i dubbi iniziali si riveleranno alla fine del tutto fondati, il tentativo di ricomporre i pezzi delle loro vite andate in frantumi sarà comunque per Mario e Carlo l’occasione per condividere il loro dolore, per aprirsi e iniziare a confrontarsi, anche per sostenersi a vicenda (“In fondo quella che conduceva non poteva dirsi una vera esistenza. Non aveva sogni, né obiettivi, né prospettive. Forse capire perché qualcuno se la fosse presa con due persone splendide come Teresa e Luigino poteva dare un senso ai suoi giorni.“), così come si rivelerà per Andrea la possibilità per elaborare il suo odio profondo, quello che lo spinge a forzare le regole di nascosto e a sviare dalla strada giusta, e per rendersi conto che crescere può significare a volte anche avere a che fare con problemi molto grandi, più grandi di quanto si possa pensare, e per Sugarfree l’opportunità per riflettere sul senso del proprio agire in rete ma anche per redimersi e poter essere un eroe.

Marchitelli si dimostra molto bravo nel caratterizzare i personaggi, nell’articolare in modo agile la trama, riuscendo a calibrare davvero bene pesi e misure, a scandire i tempi, a mantenere sempre alta la tensione necessaria per avvincere il lettore, tenendolo col fiato sospeso fino alla fine. Parimenti interessanti sono le tematiche affrontate: il romanzo ci invita a riflettere sui pericoli del dark web e di tutta una criminalità sommersa che regge le fila di traffici illeciti e delittuosi e che prospera a scapito del prossimo; sulla necessità di un uso consapevole e attento delle nuove tecnologie da parte dei giovani, sempre propensi per ingenuità a lanciarsi a capofitto in affari spesso al limite tra ciò che è legale e ciò che non lo è; sull’ambiguità di certi esperimenti scientifici e su come questi, in ogni caso, debbano presupporre dei seri fondamenti etici, pena una lunga scia di morte e di distruzione. Il romanzo ci illustra altresì come il male possa spesso vestirsi di belle sembianze, passarci vicino, sfiorarci, senza che noi ce ne accorgiamo, ma anche come la tenacia e l’unione di capacità e intenti nobili possano ancora avere la meglio nel mondo. Ne risulta in conclusione una lettura coinvolgente, che sa farsi apprezzare, che conduce senza passi falsi dritta verso l’inaspettato finale.

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Recensione apparsa su Lankenauta.

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