Il primo pezzo non si scorda mai, intervista ad Ippolita Luzzo

Il primo pezzo non si scorda mai. 10 anni di Regno della Litweb. Ippolita Luzzo ha raccolto in questo libro alcuni dei pezzi scritti nel primo anno del suo blog, dopo la nascita, avvenuta per caso, per opera e per volontà di Bruno Corino, inventore del termine Litweb già in tempi lontani. I pezzi risalgono agli anni 2012 e 2013. Il blog quest’anno compie dodici anni e nel ringraziare tutti coloro che hanno creduto nel Regno della Litweb, costruzione puramente letteraria, l’autrice ha deciso di ripercorrerne qui la genesi e il primo anno di vita.

Cara Ippolita, come nasce questa tua raccolta di pezzi? Sono passati dodici anni dall’esordio del Regno della Litweb, eppure nel libro troviamo solo i pezzi del primo anno, usciti nel 2012 (e in parte nel 2013). Come mai questa scelta editoriale?

Caro Gianluca, grazie per darmi l’opportunità di parlare di un esperimento, un dialogo a pezzi sul blog, un esperimento e così rimane, non certo un libro. La raccolta dei pezzi, voluta dalla casa editrice Città del Sole di Reggio Calabria, già nel 2018, con Pezzi a cura di Letizia Cuzzola e da lei scelti arrivava fino al 2018. Settanta pezzi. Il 2022 il blog compiva 10 anni e così ho pensato di riprendere i pezzi del primo anno di vita che non facevano parte di quella raccolta. Come tu saprai siamo sempre legati ai nostri primi momenti e a dir la verità quei momenti sono i più creativi, quando tutti noi crediamo fortissimamente nel potere della scrittura.

Nelle pagine introduttive ci tieni a ricordare che la nascita del blog è avvenuta per caso, per opera e per volontà di Bruno Corino, inventore del termine Litweb già in tempi lontani. Ci diresti qualcosa in più in merito?

Bruno Corino, professore di filosofia a Roma, mi conobbe su un sito ormai scomparso, Neteditor, nel lontano 2009, credo. Neteditor era un sito letterario, un social di scrittura, io vi postavo i miei pezzi. Ovviamente interagivo così come faccio su Facebook per il piacere di fare amicizia e di creare rapporti umani con un retroterra culturale. Fui bannata per non conformismo alle dinamiche del gruppo. Sai benissimo quali sono le dinamiche di tutti i gruppi. Creare un capo e osannarlo. Io invece provavo a scherzarci su. Quando mi bannarono Bruno Corino, che aveva già un suo blog e aveva contestualizzato cosa fosse la Litweb mi regalò lo spazio per il mio blog e dal mio nome siamo giunti alla creazione di un regno della Litweb, un modo e un mondo, un luogo libero di esprimersi. Che cos’è in fondo la letteratura che incontriamo sul web sotto forma di blog, di post sui social? Un esercizio di libertà.

A leggere Ippolita Luzzo ci si diverte” ci dice nella prefazione Giuseppe Giglio, ne apprezziamo “il brio, la leggerezza, la gioia dello scrivere”. Cosa pensi di questa affermazione?

Con Giuseppe Giglio ci conosciamo da anni, lui, critico letterario già ospite qui a Lamezia con i suoi studi su Sciascia, venne proprio con un nipote di Sciascia, ma poi è ritornato ospite dell’Uniter, associazione che ha a cuore la conoscenza in ogni campo, per parlare di letteratura. Giuseppe mi chiama scherzosamente il folletto della letteratura, proprio per il mio voler diffondere il piacere di leggere con semplicità e amando i testi che liberano il pensiero. Ricordo un libricino di Sciascia, Una storia semplice in cui il protagonista esce da una situazione e da una domanda che avrebbe potuto causargli grossi problemi esclamando: – Ma quale parrocchia? Io non ho parrocchia – intendendo la non appartenenza a qualcosa che possa coinvolgere e limitare la libertà. Reputo Sciascia un grande autore del pensiero libero. Ecco io però vi aggiungo la risata, il ridere e farne dono per un attimo di serenità.

Una critica letteraria sui generis, fuori dalle righe, insofferente di mode e parrocchie”, dice ancora Giuseppe Giglio, osservazione che sottende un modo del tutto personale di relazionarsi con il mondo editoriale, fatto di ironia, di autoironia, ma anche di giudizi sferzanti… Ti rivedi in questa definizione?

Prima ti parlavo della frase di Sciascia ed ora tu mi ricordi che Giuseppe parlava proprio di questa libertà dalle parrocchie. Certo la libertà ha un prezzo. Non mi invitano infatti nei circoli, nelle associazioni conformi ad un modo letterario composto e riconoscibile. Non mi invitano o addirittura nel mio paese, proprio per presentare Il primo pezzo non si scorda mai, dopo essere stata invitata da una loro socia, fui contattata dalla segretaria del circolo e lei per dare la sala dove fare la presentazione voleva 100 euro. Per dirti la stranezza. Io non vendo libri, risposi, io creo situazioni e poi io sono stata invitata da una vostra socia. Ma lei rimase sulla sua posizione, adducendo nuove regole, e pur con l’affetto che le porto non sono andata. E così scherzosamente ormai la associo a 100 euro! Non mi interessa andare dove dovrei pagare e nemmeno dove mi invitano per scambi di favori.

Altrove hai affermato: “Io faccio pezzi e non post, i post li lascio alla posta, alla scrittura delle adunanze, dei comitati, delle cordate. […] Io sono per invenzione, fantasia e personaggi. […] io sono un personaggio e il personaggio non muore”. Ti va di approfondire questo discorso?

Ho iniziato a scrivere come atto di sopravvivenza e come tale è rimasto il mio dire, una resistenza senza armi, pacifica, alle ingiustizie e ai soprusi. Non voglio indossare titoli o essere questo o quello, mi piace di più vivere come invenzione, dunque avere un vissuto letterario come personaggio. Una mia cara amica poetessa bravissima mi diceva spesso che io ero e sono rimasta un personaggio letterario. E d’altronde del personaggio letterario ne ho anche il regno come nelle fiabe. Ed anche qui ti rimanderei ad un mio pezzo, Il marchese di Carabas c’est moi, per dirti ciò che intendo.

Ti si riconosce ovunque il merito di aver dato, e di dare tuttora, tanta attenzione ad autori esordienti o misconosciuti…

È stato un caso. Su Neteditor, il sito di cui ti parlavo sopra, vi erano molti aspiranti scrittori che non avevano ancora pubblicato però volevano un mio parere sui loro manoscritti. Sono iniziati ad arrivare verso la fine del 2009 manoscritti e libri autopubblicati e oltre alla lettura conoscevo la vita di queste persone. C’era chi era stato più volte in carcere e affidava al libro un riscatto sociale, al desiderio di giustizia, chi era ammalato gravemente e vedeva nel libro una testimonianza. C’era chi era affetto da dipendenza da alcool, da droga, da un amore. Una folla. Leggendo leggendo libri mai pubblicati sono passata senza accorgermi a ricevere libri di piccole case editrici e di vederne la cura e poi sono arrivate le case editrici più strutturate più presenti nelle librerie. È stato un caso, sono diventata la confidente di amarezze e delusioni, autori vincitori di premi importanti poi scaricati da grosse case editrici, autori che ripongono la loro serenità sul numero di copie vendute. Una umanità da consolare e da sostenere, con l’aiuto magico del Regno della Litweb.

Un libro può, uno dei tuoi pezzi, ci ricorda la grande importanza data alla lettura…

Un libro può, ho scritto questo pezzo perché ero stata attratta da un articolo su un giornale nazionale. Un papà, invece di denunziare chi aveva sfregiato sua figlia, chiedeva giustizia scrivendo un libro. Molti lo fanno anche adesso. Un libro come denuncia. Sì, oramai moltissimi libri sono confessioni private quasi che il libro possa redimere torti e raddrizzare storti.

Entro nel merito della tua attività di lettrice… Riceverai tantissime proposte editoriali…

Ricevo moltissime proposte di letture, molti in pdf e altri in cartaceo. Mai chiesto io un libro, anzi mi scuso sempre con i tanti che vorrebbero un mio pezzo ed io veramente non riesco. Come diceva Troisi: “Voi siete tanti ed io sono una sola”. Però al di là del pezzo riesco sempre anche nel gruppo, che gruppo non è, Litweb su Facebook a fare un post e nel gruppo dove in effetti scelgo solo io cosa postare avranno molte visualizzazioni. Io non faccio recensioni dei libri in realtà, interpreto il senso del testo, come se facessi un tuffo.

In base a cosa scegli le tue letture?

Ormai raramente scelgo, sono i libri a venirmi incontro. Per esempio l’altra sera ho comprato Henry Miller, I libri nella mia vita (Oscar Mondadori) in sconto 4 euro in libreria. L’ho subito amato. Ma io ho un rapporto animistico con i libri, reputandoli essere viventi. Infatti parlano a noi e si parlano tra loro .

Quali sono secondo te gli elementi di un buon libro?

Non lo so ma ora cercherò di delineare almeno qualcosa pur riconoscendone l’inutilità. Intanto un libro deve essere comprensibile e parlare al lettore così che anche il lettore si senta coinvolto. Poi deve avere una sua voce e un suo ritmo. Sto parlando di narrativa, e però vale per tutti i libri. Ogni forma scritta deve ubbidire alla regola della chiarezza e della musicalità. Poi però, essendo un libro un essere vivente, instaurerà di suo una empatia unica e non ripetibile. Sto parlando di pochi casi ma sono i casi dei libri amati.

Qual è stato il pezzo più difficile da scrivere?

Ancora non l’ho scritto. Mia madre prima di lasciarci nei primi giorni di questo anno in cui avrebbe compiuto 100 anni mi ha fatto promettere che avrei scritto di lei. Vi avrei raccontato il suo secolo trascorso e finito in un soffio. Ho raccolto in effetti tanti suoi racconti ma non mi decido ancora. Bisognerà che trovi la distanza affinché ciò che voglio scrivere riporti in vita la saggezza e l’accoglienza di mia madre malgrado la sua vita difficile.

In ultimo, prima di lasciarci, hai qualche consiglio di lettura da darci? Cosa stai leggendo in questi giorni?

A volte leggo Facebook come se fosse un romanzo. Ed è quello che faccio spesso. Vedo sulla mia home post di scrittori, di editori, di critici letterari, di addetti stampa, di pensatori. Sono post argomentati e ben scritti, letti uno dopo l’altro mi diventano vari capitoli di uno stesso libro. Da giorni anzi da mesi mi porto dietro e leggo sperando di riuscire a parlarne a Lamezia il libro di Daniele Garritano Un’affollata solitudine. Per una sociologia della lettura, un libro frutto dei suoi studi, un saggio scritto con la passionalità del romanziere. Daniele Garritano è stato dottore di ricerca in estetica e letterature comparate presso le Università di Siena e Parigi 8. Ha lavorato fra Italia e Francia, studiando l’influenza dell’opera di Proust sulle filosofie del Novecento. Ora Ricercatore in sociologia presso l’Università della Calabria. Ti parlerei moltissimo di questo suo libro e ne parlerei a tutti quelli che leggeranno questa mia chiacchierata ma credo che basterà andare a leggere Daniele Garritano insieme ad un mio antico pezzo da titolo Leggere per vivere. Leggere è come un raggio di sole.

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