L’età dell’amore , per un giovane scrittore, è quella che lo accompagna fino al punto ove è giunto nel percorso, ed essendo Massimini giovane, l’amore che racconta è quello giovane, sensuale e panico. I suoi racconti si muovono tra vitalismo e riflessione intima, fra ricerca di un’alterità e narrazione di vissuti, più o meno fantasticati.
Sono racconti di respiro non ampio e quindi la piccola raccolta ne può contemplare ventitré con diverse ambientazioni e tempi. Senza dubbio il racconto d’apertura che narra l’adorazione di una bambina per il padre che, quasi a metterlo alla prova, si allontana da lui, goffo tentativo inconscio di fuga che fa parte delle strategie della richiesta d’amore, è una piccola perla per il tema trattato e per la delicatezza con cui viene esaminata la sensibilità infantile.
Questi piccoli e grandi amori prediligono un’ ambientazione arcadica e campestre o selvaggiamente lontana dalla civiltà. Rami e sterpi, foglie e anfratti, onde e risacca, canneti e fiori, botri perfino, incorniciano esplosioni di sensi e di sentimenti.
Massimini spegne il rumore che ci avvolge perché il dettato meglio e più chiaro risuoni. Anche dove l’incontro e la storia si incistano nelle vie delle città, sono città lontane, o mancanti di quei requisiti che caratterizzano i nostri agglomerati urbani.
Pur essendo giovane , perfettamente inserito nella corrente della narrativa minimalista , originata negli Stati Uniti e di lì diffusasi pressoché ovunque la civiltà di tipo occidentale ha posto piede, Massimini sembra ignorare i suoi coevi compagni di penna: se il racconto è soprattutto situazionale, la lingua è ciò che lo rende quasi inattuale; è una lingua letteraria, colta, deittica sì, ma rigonfia di riferimenti letterari classici. Accanto ad un lessico di quotidianità si colloca il termine aulico, perfino desueto.
La narrazione è una forma di comunicazione primaria e tutta si costruisce attorno alla parola e al suo dettato; per spiegarmi semplicemente, la narrazione è la forma primitiva di trasmissione comunicativa, ma ciò che la differenzia non sono i generi ma la struttura, le scelte paradigmatiche e sintagmatiche. Qualunque forma di narrazione non può prescindere da queste condizioni.
Gianluca Massimini ha scelto per contenuto l’amore, tema sovraesposto perché da sempre trattato nelle sue diverse accezioni e valenze esistenziali, sociali, psicologiche. Da queste valenze, mi pare che però egli si sia tenuto distante: il vitalismo, la stretta connessione fra sentimento e natura, ci risparmia lo psicologismo, la descrittività, il sentimentalismo. Inoltratosi dunque su un terreno pericoloso ne è uscito brillantemente e in modo personale. E questo credo che sia il maggiore riconoscimento che si possa fare ad uno scrittore.
Narda Fattori 6 febbraio 2011